
La diottria è per definizione l’unità di misura con cui é possibile specificare il potere di refrazione di una lente. Questa unità si usa pure per individuare i difetti di refrazione dell’occhio: miopia, ipermetropia e astigmatismo. In un simile caso, le diottrie sono la quantità di correzione che il paziente, che soffre da uno o da vari difetti visivi, necessita nelle lenti degli occhiali per regolarizzare la vista.
Le lenti per la correzione della miopia sono concave e hanno un valore negativo (il suo valore è espresso con il simbolo -), mentre le lenti per la correzione dell’ipermetropia sono convesse e hanno una incisività positivo (il suo valore è espresso dal simbolo +). Per tale motivo, gli occhiali da vista possono avere tre valori che si definiscono così:
- Primo valore: stabilisce il grado di miopia o l’ipermetropia sofferto dal paziente. Se si presenta il segno negativo ( – ) , il paziente è miope, mentre se c’è il segno più (+) il paziente soffre di ipermetropia.
- Secondo valore: indica il valore di astigmatismo di cui soffre il paziente. Il segno può essere negativo ( – ) o positivo ( + ), nel primo caso si avrà un astigmatismo miopico (astigmatismo + miopia) e nel secondo caso, invece, un astigmatismo-ipermetropico (ipermetropia + astigmatismo).
- Terzo valore: esprime l’asse di orientamento dell’astigmatismo.
Contenuto dell'articolo
Come nascono le diottrie
Si parla di diottrie grazie all’oftalmologo Ferdinand Monoyer che propino’ nel 1872, la Dioptrie (diottria) come unità di misura in grado di stabilire la potenza di una lente, definita come l’inverso della distanza focale in metri. Tre anni dopo, il Congresso di Oftalmologia di Bruxelles scelse la diottria come unità di misura di refrazione a livello internazionale.
La cosa curiosa fu lo stesso specialista, Ferdinand Monoyer, che ideò pure la tabella di ottotipi usata per misurare l’acuità visiva, che è data da dieci file di lettere di dimensione decrescente su cui erano celati il suo nome e cognome.
Diottrie: differenze con i decimi
La diottria è, come già detto, un’unità di misura considerata dall’ottica allo scopo di indicare il potere di rifrazione di una lente.
Viceversa i decimi, invece, rappresentano la distanza da cui una persona è in grado di riconoscere in modo corretto determinate immagini. Il grado di acutezza visiva in decimi si misura usando la tavola ottotipica (tabella usata per gli esami della vista con righe di lettere o simboli di grandezza progressiva per dare simulazione della visione fino a dieci metri di distanza).
In sostanza, quello che viene detto decimo rappresenta il numero di righe dell’ottotipo che il paziente è in grado di vedere; un occhio emmetrope (con rifrazione normale) può giungere alla lettura di 10/10 senza lenti.
Per approfondimento sulla tematiche delle diottrie nell’articolo di Vision Future