La psicoterapia è meglio degli psicofarmaci: ecco perché

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Per chi ha disturbi mentali, il ricorso agli psicofarmaci può apparire come una scorciatoia a cui ricorrere per arrivare a una soluzione immediata dei problemi. Tuttavia, non sempre vengono presi in considerazione con la dovuta attenzione i vari effetti collaterali che sono provocati dagli antipsicotici, dagli antidepressivi, dal litio o dalla benzodiazepina. Più di un ricercatore, inoltre, è arrivato a mettere in dubbio la loro effettiva utilità. Gli psicoterapeuti sono dello stesso parere, anche in virtù della quotidiana osservazione di cui possono beneficiare nella loro pratica clinica.

Gli effetti iatrogeni degli psicofarmaci

Si scopre l’acqua calda mettendo in evidenza gli effetti iatrogeni degli psicofarmaci; d’altro canto, basta leggere i loro bugiardini per riscontrare tutte le evenienze possibili all’assunzione. Il vero paradosso di tali prodotti, però, è che gli effetti collaterali sono relativi ai sintomi che i farmaci in questione sono chiamati a risolvere: nel corso degli ultimi anni un numero crescente di studi ha messo in risalto questa realtà. In sintesi, gli psicologi dovrebbero procedere nelle prescrizioni dei farmaci con la massima cautela, tenendo presente che un uso ottimale è quello che consente di mantenere la cura solo per il tempo effettivamente utile a superare la sofferenza. In questo percorso, però, il paziente deve dedicarsi anche alla psicoterapia, poiché è essa a consentire di esplorare e approfondire le radici della sofferenza emotiva che viene sperimentata. La stessa psicoterapia, per altro, permette di integrare questa sofferenza nell’identità personale.

Imparare a soffrire

Oggi purtroppo non siamo abituati a soffrire, o – per essere più precisi – non siamo disposti a tollerare che ciò possa accadere. Così, arriviamo al punto di non essere in grado di riconoscere stati emotivi ben precisi che si trasformano in sintomi. I pazienti hanno bisogno di medicine e i dottori non si fanno problemi nel prescriverle: tutti sono accomunati dall’illusione che i farmaci siano sufficienti per placare la sofferenza e per una guarigione che non comporti sforzi. Sarebbe opportuno, invece, iniziare e imparare a farsi carico dei propri problemi.

Le esperienze perturbanti

Quando ci troviamo di fronte a delle emozioni che reputiamo negative, la prima reazione che abbiamo è quella di tentare di eliminarle, o curarle; viceversa sarebbe molto più sensato sfruttarle, al fine di dare vita a un cambiamento. Le nostre esistenze si basano su unalternarsi di relazioni tramite le quali sviluppiamo le nostre identità, in un modo che consideriamo coerente. La discontinuità viene intesa come un’esperienza perturbante, e di conseguenza avvertiamo l’esigenza di ricostruire le sue origini e il suo significato.

Perché gli psicofarmaci non sono così efficaci come si pensa

Le emozioni sgradevoli sono foriere di sintomi che vengono attenuati con gli psicofarmaci. Ciò vuol dire che non siamo nelle condizioni di compiere un percorso di consapevolezza e comprensione. Opposto è il meccanismo alla base della psicoterapia, che pure presenta degli effetti collaterali. Quali? Per esempio la perdita di spontaneità, non solo nelle relazioni con le altre persone ma anche nei confronti di sé stessi. Ciò avviene nel momento in cui la coscienza accoglie gli aspetti inconsapevoli, che a quel punto sono al centro dell’attenzione. La psicoterapia sa assicurare una crescita personale: gli psicofarmaci di certo non hanno questa dote.

Psicoterapia a Padova: la proposta del dottor Legacci

Adriano Legacci è uno psicoterapeuta a Padova che pone al centro l’essere umano, secondo una prospettiva teorica e una prassi operativa che considera la psicoterapia prima di tutto come l’incontro tra due persone. Ciò vuol dire che la mente del paziente non viene studiata, ma che si instaura un’alleanza tra il terapeuta e il paziente stesso finalizzata a un’evoluzione di entrambi.