
Cosa è l’epatite? L’epatite, come termine medico, indica una malattia del fegato in cui le cellule, per vari motivi, vengono attaccate e finiscono per essere distrutte, quindi eliminate. Questo processo determina uno stato infiammatorio del fegato che di conseguenza non svolge più adeguatamente i suoi compiti, intossicandosi maggiormente e dando vita ad una sorta di reazione a catena.
Spesso alla base di questa malattia sono dei virus, fondamentalmente di tre tipi: Virus dell’epatite A, o epatite alimentare, Virus dell’epatite B o da siero e virus dell’epatite C, un tempo chiamato “non A non B” n quanto non identificato come un virus con sua caratteristiche precipue ma posto, con la conoscenza di allora, a cavallo tra i due, A e B.
Il Virus dell’epatite A ha un’origine alimentare, viene introdotto con cibi contaminati, soprattutto molluschi e altri frutti di mare. Pur essendoci delle forme fulminanti, non si conoscono cronicizzazioni dell’epatite A e neppure portatori sani. Il danno al fegato è direttamente provocato dall’azione tossica virale che regredisce spontaneamente senza lasciare, in genere, conseguenze.
Non si può dire lo stesso dell’epatite B che ha un meccanismo più complesso e potenziali conseguenze, oltre a cronicizzazione ed evoluzione dell’ospite in portatore sano.
Contenuto dell'articolo
Come agisce il virus dell’epatite B
Il virus dell’epatite B è una particella virale a struttura icosaedrica che racchiude un nucleo centrale che a sua volta contiene il DNA virale e alti livelli di una sostanza chiamata DNA polimerasi, una sostanza in grado di interagire con il DNA delle cellule che il virus colonizza al fine di replicarsi. Nel siero sanguigno delle persone che sono state in contatto con questo virus, che lo hanno in corpo, pronto a sviluppare un’epatite B, si trovano non solo antigeni anti HbsAg ma si riscontrano anche livelli di HbcAg, un antigene che si spiega con la presenza del DNA polimerasi. In realtà l’innalzamento di queste sostanze nel siero sanguigno, indica con parecchio anticipo la replicazione virale prima della manifestazione clinica della malattia.
L’epatite B provoca la distruzione delle cellule del fegato che, in tempi lunghi, può dare origine alla cirrosi epatica, una trasformazione morfologica e funzionale del fegato, che in pratica perde le sue funzioni, rendendo questa condizione spesso incompatibile con la vita. Dalle ultime scoperte, però, pare che non sia l’azione diretta del virus dell’epatite B a distruggere le cellule ma l’azione del sistema immunitario. Contemporaneamente gli stessi Linfociti T che distruggono le cellule infettate, attraverso la produzione di antigeni anti Hbs, eliminerebbero le particelle virali circolanti, impedendo la replicazione a danno di altre cellule del fegato. Attraverso questo meccanismo l’organismo riuscirebbe a sconfiggere l’infezione. Il tutto, con l’eliminazione delle cellule del fegato, provoca il deciso aumento delle Transaminasi.
Per assurdo nei soggetti con un sistema immunitario deficitario, le cellule del fegato non subiscono grossi danni da parte dei virus e spesso il malato diventa cronico e portatore sano della malattia, trasmissibile con contatto sanguigno e con liquidi biologici.
La Cura dell’Epatite B
Oggi la Scienza dispone di qualche arma per combattere il virus dell’epatite B, una di queste l’Interferone ma si tratta di terapie di una certa tossicità, da mettere in atto da parte di un infettivologo che deve tenere monitorati i vari parametri per modulare la terapia. La cosa migliore è il vaccino, sicuro ed efficace, che si pratica fin dalla prima infanzia per evitare infezioni da parte di tale virus. Necessita di richiami ma la sua protezione è ad alto grado.