Gli attacchi di panico per poter essere spiegati in maniera efficace si possono paragonare ad un fulmine a ciel sereno. Perché è proprio questo che avviene nella mente e nel corpo di chi ne soffre, una sensazione improvvisa di malessere forte che ti disorienta, fa aumentare il battito cardiaco, la sudorazione, aumenta la sensazione di capogiro e si avvertono nei casi più gravi due sintomi: la derealizzazione, ovvero il senso di perdita della realtà e la depersonalizzazione, cioè la sensazione di perdere il contatto fisico con sé stessi.
Tutti sintomi che sorgono dal nulla durante una giornata apparentemente tranquilla che viene interrotta da questo cocktail forte di emozioni che destabilizzano la persona che ne soffre.
Spesso chi ne soffre cerca di gestire la situazione come meglio riesce e il più delle volte lo fa iniziando a respirare in maniera molto veloce non riuscendo a capire però che così peggiora solo la situazione perché andando in iperventilazione aumenta la sensazione di capogiro e nausea.
Chi soffre di attacchi di panico frequenti inizia a sentire l’esigenza di rivolgersi ad uno specialista per poter eliminare o per lo meno ridurre questi attacchi, spesso lo psicologo può essere la soluzione migliore in quanto parlando e intraprendendo un percorso curativo si tirano fuori problemi che inconsciamente fanno scaturire questi segnali che il corpo ci dà per farci capire che c’è un malessere interno.
Se siete dalle parti di Torino la psicologa Iria Barbié può fare al caso vostro.
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Quando gli attacchi di panico diventano ricorrenti
Spesso chi soffre di attacchi di panico vive una situazione di paura della paura. Non è un gioco di parole ma semplicemente chi ha provato almeno una volta le sensazioni destabilizzanti che provocano gli attacchi di panico vive con la paura che tutto ciò si riproponga, soprattutto perché a differenza di altri malesseri fisici o mentali, gli attacchi di panico non danno nessun segnale premonitore ma da una situazione di calma e monotonia possono manifestarsi e scombussolarti l’intera giornata.
Le persone che soffrono di attacchi di panico, soprattutto coloro che hanno crisi ricorrenti, vivono la loro vita in maniera molto ansiosa e per evitare la manifestazione di un attacco di panico evitano ogni tipo di evento o novità o situazione che secondo loro possono far scattare un malessere interiore. Quindi queste persone arrivano a vivere con angoscia e infelicità ogni momento della loror vita, condizionando così anche chi gli sta intorno.
Da questa autodifesa di evitare e stare lontani da ogni nuova situazione pericolosa (a loro parere) giungono ad un’altra fobia, l’agorafobia, ovvero la paura dei luoghi affollati, dei mezzi pubblici o di ogni altro luogo nel quale non sono in grado di trovare una via d’uscita o di aiuto nel caso fossero presi da un attacco di panico.
L’ansia che deriva in seguito ad un attacco di panico innesca un circolo vizioso che porta la persona a non uscirne più ma anzi a peggiorare la sua situazione che se presa fin dalle prime volte può stabilizzarsi senza bisogno di grandi cure o spese.
La curiosa origine del termine panico
L’etimologia della parola panico spiega benissimo quello che in psicologia si intende con questo termine.
La parola panico deriva dal greco Pan, ovvero Dio. A sua volta la parola Pan deriva dalla parola greca “PAEIN” cioè “tutto”, in quanto secondo la mitologia greca Pan era lo spirito delle creature naturali e quindi anche dell’abisso e della profondità.
Quindi, questa etimologia e soprattutto l’abisso in psicologia si riferisce a tutto ciò che opera nella nebbia a nostra insaputa, proprio come agiscono gli attacchi di panico che scaturiscono da pensieri celati all’interno del nostro cervello.
Inoltre, Pan, secondo la mitologia non riusciva a gestire la sua furia e si scaraventava sugli altri e spesso era lui il primo a fuggire da sé stesso spaventato dalla sua rabbia, così come nella realtà fanno le persone che soffrono di attacchi di panico che evitano la propria paura e sfuggono.